sabato 26 luglio 2008

L'INTERVISTA A GERARDO GIORDANO SUL TERRORISMO A SALERNO NEGLI ANNI OTTANTA NELLA TESI DI ANNA LISA MIANO

Il 22 luglio 2008 presso l'Università di Salerno si è laureata in Scienze delle Comunicazioni, indirizzo Comunicazione pubblica e d'impresa, Anna Lisa Miano con voto 106/110.
La dott. Miano ha realizzato una tesi "Il terrorismo rosso 1980-1082. Le BR a Salerno nella stampa e nella televisione".
Relatore il prof. Carmine Pinto e Correlatore il prof. Pietro Cavallo.
La tesi ha riportato l'attenzione su due episodi di terrorismo compiuti a Salerno negli anni ottanta che poco sono stati analizzati da una consistente documentazione bibliografica sul tema delle Brigate rosse.
Il primo riguarda l'attentato al procuratore della Repubblica di Salerno Nicola Giacumbi avvenuto il 16 marzo 1980 e il secondo, due anni più tardi, con l'assalto ad un convoglio dell'esercito italiano.
Un lavoro particolare che ha previsto una ricerca attenta delle sentenze dei processi e dell'approccio interpretativo dei mezzi di informazione, in particolare della stampa, su questo argomento.
Quindi, non solo, una ricostruzione delle modalità di esecuzione e delle motivazioni di tale gesto, ma anche le testimonianze di chi visse questi due fatti di violenza.
Durante l'esposizione, sia il relatore che il correlatore, hanno fatto spesso riferimento all'intervista che la ricercatrice ha realizzato ed inserita in una appendice, a Gerardo Giordano, all'epoca segretario provinciale e poi segretario generale Cisl di Salerno.
Le domande della Commissione alla candidata, hanno fatto spesso riferimento ad alcuni tratti della intervista realizzata, esprimendo la riconoscenza dei proff. Cavallo e Pinto, per il significativo contributo dato così da Gerardo Giordano, al lavoro della dott. Miano.
Ecco l'Appendice con l'intervista realizzata e la testimonianza riportate nella Tesi della dott. Miano:

Intervista a Gerardo Giordano.

Negli anni ottanta vi furono due episodi terroristici a Salerno. Quale fu il contesto industriale in cui si inserirono?
In quell’epoca, contrariamente a tante situazioni del Sud, Salerno costituiva una piccola realtà dinamica di sviluppo, anche industriale, dimostrando di essere un’area in cui erano presenti interessanti fenomeni di modernità ed innovazione. Nelle grandi aziende del Nord le Br avevano mosso i primi passi, però il carattere di distinzione tra i due ambienti non escludeva la possibilità che, anche nella realtà meridionale, ci fossero problemi di imitazione.
Molti investimenti erano arrivati proprio nel periodo in cui il sindaco Menna era presidente dell’ISVEIMER Istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno. Ma già tra la fine degli anni sessanta e la metà degli anni settanta, cominciarono a manifestarsi i primi sintomi di una ristrutturazione di questo sistema produttivo, determinati da crisi di settore e dalla presenza di strutture ormai vecchie ed obsolete.
Tra le attività più rilevanti possiamo ricordare la Pennitalia del vetro, la Landis & Gyr, la Marzotto e le Manifatture Cotoniere Meridional nell’ambito del tessile e dell’abbigliamento, mentre nella provincia, e in particolare nell’Agro sarnese nocerino, emergeva il settore conserviero connesso a quello meccanico e dello scatolifici, nella Piana del Sele quello dei tabacchifici. Poi altri settori come l’edilizia e il metalmeccanico si erano andati consolidando nel tempo.
Il sindacato tentò di reagire a queste ristrutturazioni con alcune vertenze che cercavano di rilanciare o comunque di aiutare il processo di ristrutturazione, cercando di contenere le riduzioni di personale. Purtroppo furono anni difficili per il movimento dei lavoratori che da tempo era sottoposto a queste pressioni e, nel caso della Marzotto, nemmeno le vertenze sindacali condotte con il confronto diretto spesso con Pietro Marzotto evitarono i licenziamenti e la chiusura dell’azienda.
Il sindacato colse nelle proprie organizzazioni dei segnali di disturbo ad opera di questi gruppi terroristici?
Non sono in grado di dire se ci fossero aree di tolleranza o addirittura di contiguità rispetto al terrorismo, francamente non ci avrei mai pensato. Nel 1977-’78 si svilupparono dei movimenti che volevano ripresentare ciò che era successo nel ’68-’69 e che erano espressione di nuovi modi di essere della realtà giovanile di questo tempo, ma non assunsero un’evoluzione così negativa. Il mondo del lavoro per quanto fosse legato ad aspetti problematici dello sviluppo non fece mai registrare fenomeni di distacco tali da produrre gli elementi di degenerazione totale come il terrorismo. Anzi, da parte della classe operaia, anche in occasione del sequestro Moro le manifestazioni di solidarietà furono notevoli come partecipazione e l’individuazione dei colpevoli degli assassini del Procuratore Giacumbi, fu una sorpresa per tutti.
Invece, la preoccupazione maggiore proveniva soprattutto dall’espressione violenta della criminalità organizzata.
Sapeva che Raffaele Fenio, un militante della colonna Fabrizio Pelli, era iscritto alla Cgil e che, durante il processo insieme a Vincenzo De Stefano, rivolse delle accuse al sindacato?
No, ma se lei lo avesse visto prima non avrebbe mai immaginato che poteva essere un ragazzo capace di queste azioni. Suo padre era un dirigente dell’Alleanza contadina.
Come si scelse di reagire alla manifestazione di questo fenomeno terroristico?
Il movimento sindacale di fronte al problema del terrorismo e alla violenza ha avuto sempre un atteggiamento chiaro e fermo, sia perché era necessario mantenere un legame chiaro con la classe lavoratrice, evitare adesione o sostegni a queste organizzazioni eversive, essere presidio di democrazia. Posso perciò ricordare, come il giorno dopo l’assassinio del Procuratore Giacumbi, la Federazione provinciale Cgil, Cisl e Uil ha indetto uno sciopero di quattro ore, con una mobilitazione immediata, che ha dato luogo ad una grandissima manifestazione popolare di lavoratori e democratici.
Un segno politicamente importante di contrasto al terrorismo e alla violenza.
Il lungo e partecipato corteo sostò in segno di lutto sotto il tribunale di Salerno, dove era stata deposta la bara del magistrato, ed io stesso con tutta la segreteria provinciale unitaria accompagnai sopra i segretari generali regionali, Silvano Ridi (Cgil) e Mario Ciriaco (CISL) per testimoniare il cordoglio e il lutto del mondo del lavoro di Salerno e della Campania. Una manifestazione conclusiva si tenne, come era previsto in piazza Amendola dove potetti esprimere la posizione sindacale locale, ma quello che fu molto importante per me, poter dare subito la parola a Roberto Angeloni Procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, che parlò ai lavoratori e ai cittadini convenuti.
Era la prima volta che vedevo un giudice, con un ruolo così importante parlare in piazza ai lavoratori, e fu per me significativo del buon rapporto tra popolo e magistratura, ma anche delle difficoltà in cui vivevamo il nostro tempo. Mentre per l’attentato del 1982 ci fu una manifestazione in piazza S. Elmo, nella zona dell’assalto e dell’eccidio anche con la partecipazione del sindacato di polizia SIULP .



LE TESTIMONIANZE.

LA LOTTA AL TERRORISMO NELLE PAROLE DI GERARDO GIORDANO.

Gerardo Giordano è un rappresentante della federazione Cgil-Cisl-Uil e da molti anni è impegnato in un’opera di sostegno a favore della classe lavoratrice. Negli anni ottanta, essendo prima Segretario provinciale e dopo Segretario generale della Cisl di Salerno, ha vissuto in prima persona quei momenti tragici di violenza politica. La sua testimonianza è di grande aiuto per conservare una memoria e per ricostruire l’impegno del sindacato contro il rischio del terrorismo. Fu promotore di molte iniziative, che videro la partecipazione di autorità e di rappresentanti di rilievo nazionale uniti in un fronte comune di denuncia e di lotta.
Ripercorrendo, insieme a lui, i fenomeni terroristici, le origini delle Br e gli ambienti delle prime azioni si tenderebbe ad includere il Sud in un’area estranea all’espressione terroristica, perché da sempre distinto per un carattere prevalente di arretratezza rispetto al Nord industrializzato. Infatti, fino ad allora era stato registrato un solo esempio, quello dei Nap, che, però, era stato espressione specifica di uno strato particolare. In realtà, Salerno negli anni settanta, e ancor prima, contrariamente a tante altre province meridionali era un polo di sviluppo dove furono realizzate molte attività industriali, in conseguenza anche degli investimenti della Cassa del Mezzogiorno, che riversarono un grande flusso di denaro pubblico sostenuto dall’allora presidente dell’ISVEIMER (istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno), il sindaco Menna.
Negli anni sessanta e settanta si ebbe un’industrializzazione a catena fatta anche di nuova tecnologia, che si affacciò con grande insistenza nelle aziende producendo sviluppo e nuova occupazione.
Nel contempo, molta disoccupazione cominciarono a determinarsi fenomeni di fuoruscita dal mercato per quelle imprese che non riuscivano a riconvertire il ciclo produttivo.
Tutto il territorio si distingueva per aree di specializzazione ed i settori più attivi erano il tessile e il cotoniero a Salerno, l’agro-industria e le attività conserviere nell’Agro sarnese nocerino, l’agro-alimentare e tabacchicolo per la Piana del Sele, l’edilizia e il metalmeccanico. E proprio a Salerno il polo tessile rappresentò un elemento distintivo dell’esperienza industriale, oltre alla Mcm, una grande realtà era senza dubbio la Marzotto Sud, la quale affrontò una grave situazione di crisi. La vertenza sindacale non riuscì ad evitare la chiusura, con la conseguente perdita di molti posti di lavoro. Altre crisi di settore documentarono la necessità di rivedere le strutture ormai vecchie od obsolete e di avviare i processi di ristrutturazione produttiva.
E proprio in queste problematiche di ristrutturazioni nelle fabbriche che la colonna Fabrizio Pelli operò la sua prima iniziativa cercando di inserirsi nelle lotte della classe operaia. Ma, né dal contesto delineato né dal malessere sociale, come spiega Gerardo Giordano, si ebbe il sentore della presenza, in qualche modo organizzata, di un nuovo gruppo terroristico e non si verificarono neanche influenze all’interno delle assemblee sindacali. E i colpevoli individuati furono certamente una sorpresa per tutti. L’attenzione e la preoccupazione maggiore era rivolta più agli episodi di criminalità organizzata, che anche in città registravano una consistente presenza e non certo all’espansione terroristica. Apprende con disappunto le accuse indirizzate da questi terroristi al lavoro svolto dal sindacato. In un testo consegnato al presidente della Corte di Assise di Salerno, Fenio e De Stefano consideravano il sindacato l’artefice delle condizioni disagiate della classe operaia; licenziamenti, cassa integrazione e ritmi di lavoro pesanti erano stati definiti, secondo loro, con il beneplacito del sindacato che, nell’illusione cullata ormai da tempo, di riuscire a gestire i meccanismi di governo delle aziende, faceva passare i processi di ristrutturazione come momenti di soluzione e di salvaguardia delle necessità delle aziende[1].
La risposta delle organizzazioni sindacali fu decisa in entrambi gli attentati, perché come spiega Gerardo Giordano, era indispensabile mantenere il legame con i lavoratori, evitare casi di consenso attorno al terrorismo, essere presidio di partecipazione e di democrazia. Infatti fu lui stesso ad introdurre la manifestazione provinciale di Cgil-Cisl-Uil che si concluse in piazza Amendola a Salerno, con l’intervento del Procuratore Generale della Corte di Appello di Napoli Angeloni, conclusa con l’intervento del segretario regionale generale CGIL Silvano Ridi.
Prima dell’intervento Ridi insieme a Mario Ciriaco segretario generale CISL Campania, furono accompagnati al Tribunale dove era stata deposta la bara del magistrato per esprimere il cordoglio del mondo del lavoro.
Anche in occasione del secondo episodio le strutture sindacali fissarono prima uno sciopero generale con assemblee sui posti di lavoro e una riunione con i rappresentanti politici e le istituzioni per discutere degli ultimi attacchi brigatisti e, addirittura nel pomeriggio del giorno dopo l’attentato, una manifestazione unitaria pubblica in piazza S. Elmo con l’adesione delle organizzazioni democratiche e dei partiti politici cui prese parte anche il sindacato unitario dei lavoratori della polizia SIULP.
Il timore prevalente era sempre l’intreccio di questa offensiva con gli atti mafiosi e camorristici.

[1] Sentenza della Corte di Assise del tribunale di Salerno, cit., pp. 87-88.